Oggi la sernità è stata una sorpresa al mio risveglio, si uno strano senso di pace che da tempo non sentivo, mi sento così distesa quasi incredibile.. non so perchè, anzi forse è perchè in questo limbo di attesa degli eventi tutto è così rarefatto, così lento.
So cosa voglio, ma so anche che per adesso devo aspettare, non ho il coraggio… non ho le forze, ma ho anche chiuso le porte della mente e del cuore, si forse la mia serenità viene dal fatto che ho veramnte appurato che i miei sentimenti non ci sono più, nella mia testa non c’è un marito, ma solo un coinquilino, con il quale condivido spazi e qualche ora, certo dividiamo il letto, ma dopo l’ultima volta che gli ho “prestato” il mio corpo… dividiamo il letto e basta..e allora, niente mi scalfisce e mi passa vicino.. niente di niente…io sono mia e basta… e posso concedere i miei pensieri e le mie passioni a chi voglio e solo se lo voglio….
La lucidità della follia mi fa guardare la mia vita come si guardano i pesci in un acquario… in modo lontano e distaccato senza che niente mi tocchi o mi dia fastidio…non credevo che sarei arrivata qui… ma ci sono e probabilmente quasto è un altro stadio che devo passare..la convinzione che questa non sia la mia vita è forte.. e quindi anche la spinta per cambiarla …. non voglio che le cose continuino così assolutamente.. e allora solo io mi posso tirare fuori… me lo dico e me lo ripeto ogni giorno per trarre quel pezzettino di coraggio che mi serve per il mio vivere quotidiano….e fanculo a chi mi mette fretta … ci vuole tempo e calma per essere veramente liberi è come salire una scala a pioli… bisogna procedere con cautela e guardare dove si mettono i piedi, altrimenti si può cadere e annullare tutto il lavoro fatto….
X TE
Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita. Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta. Che uno dice: è finita. No, finita mai, per una donna. Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole. Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti fa la morte o la malattia. Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l’esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame, peggio che a scuola. Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà deciderai se sei all’altezza o se ti devi condannare. Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai. E sei tu che lo fai durare. Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l’aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno s’infiltri nella tua vita.Peggio se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane. Sei stanca, c’è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa.
Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre: “Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così”. E il cielo si abbassa di un altro palmo. Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere, ci hai abitato Natali e Pasqua. In quell’uomo ci hai buttato dentro l’anima; ed è passato tanto tempo, e ne hai buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio perché non sai più chi sei diventata. Comunque sia andata, ora sei qui e so che c’è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento. Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine. Ed è stata crisi. E hai pianto. Dio quanto piangete! Avete una sorgente d’acqua nello stomaco. Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata delladella metro, sul motorino. Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo. E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l’aria buia ti asciugasse le guance? E poi hai scavato, hai parlato. Quanto parlate, ragazze! Lacrime e parole. Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore.
“Perché faccio così? Com’è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?” Se lo sono chiesto tutte. E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a quattro mani, e saltano fuori fuori migliaia di tasselli. Un puzzle inestricabile. Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi? E’ da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai. Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti.
Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te. Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa. Non puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa. Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente. Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel. Parte piano, bisogna insistere. Ma quando va, va in corsa. E’ un’avventura, ricostruire se stesse. La più grande. Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli. Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo “sono nuova” con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo biondo. Perché tutti devono capire e vedere: “Attenti: il cantiere è aperto. Stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi stesse”. Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia. Per chi la incontra e per se stessa. È la primavera a novembre. Quando meno te l’aspetti……